L'esperienza
Se i tuoi antenati sono emigrati da un piccolo paese dell’entroterra ligure, in questo itinerario contadino ti proponiamo degli spunti per uno straordinario viaggio attraverso le valli interne, un’esperienza pensata appositamente per te se desideri riconnetterti con le tue radici familiari legate al mondo contadino e al paesino di origine sperduto tra le montagne liguri.
Immaginati nel cuore di un borgo tranquillo e suggestivo, quel luogo di cui hai sempre sentito parlare in famiglia o che hai cercato di immaginare a fatica.
Un tempo i piccoli paesi lontani dalla costa rappresentavano la vita quotidiana delle generazioni che, con coraggio e speranza, hanno lasciato le meravigliose ma difficili terre liguri per avventurarsi nel Nuovo Mondo.
Quei quieti borghi disseminati sulle alture e ancora oggi difficilmente raggiungibili, subirono un profondo spopolamento a causa di molteplici fattori.
L’entroterra ligure, con la sua economia basata sull’agricoltura di sussistenza, doveva fare i conti con un territorio impervio e costrinse molte famiglie a cercare fortuna altrove.
Questo viaggio non solo rivelerà le sfide di un’epoca passata, ma anche la resilienza e la creatività che hanno caratterizzato intere comunità contadine facendoti comprendere quale mondo i tuoi antenati si sono lasciati alle spalle e con quale bagaglio di conoscenza, tradizioni e superstizioni si sono approcciati ad una nuova vita.
Una delle presenze fondamentali per assicurarsi la sopravvivenza era il castagno, chiamato non a caso “albero del pane”. Per più di sette secoli, il castagno ha costantemente fornito sostegno e supporto agli abitanti dell’entroterra genovese e ligure.
Cammineremo in un bosco secolare e capiremo come le tradizioni legate alla coltivazione e alla lavorazione della castagna siano state tramandate di generazione in generazione.
Esploreremo l’affascinante mondo della produzione dell’olio extra vergine di oliva e della viticultura eroica, pratiche che hanno radici profonde nella storia agricola della Liguria.
Grazie al lavoro fatto dai tuoi antenati e da generazioni e generazioni prima di loro, gli uliveti caratterizzano ancora oggi il paesaggio ligure crescendo sulle fasce terrazzate.
Con un produttore capiremo come si produceva l’olio di oliva un tempo e cosa si deve fare oggi per mettere un prodotto di qualità sulla nostra tavola.
Inoltre, durante il viaggio, avrai l’opportunità di deliziare vista, tatto, olfatto e gusto con i cibi autentici della Liguria, quelli che i nonni cercarono di infilare nella valigia di cartone lasciando la loro terra d’origine.
Sarà un’immersione sensoriale nella cultura gastronomica che ha caratterizzato le tavole liguri per secoli.
Sei pronto a immergerti nella cultura di un mondo rurale in parte dimenticato, dove la terra era vita e fatica? Questo itinerario è un ponte tra il passato e il presente, un modo unico per scoprire le storie e le tradizioni che hanno plasmato le tue radici liguri.
In pillole
Itinerario
Lucinasco
In questo piccolo borgo di Liguria che conta a malapena 300 abitanti, abbiamo selezionato una piccola azienda agricola a conduzione familiare che si è distinta nel tempo per l’entusiasmo nell’accoglienza e la qualità della produzione olearia.
Con Cristina e la sua famiglia potrete vivere un’esperienza olivicola che abbraccia tutte le stagioni dell’anno.
Se la tua visita si svolge da novembre a gennaio, ti invitiamo a trascorrere una mattinata avvincente nell’uliveto, immerso nella tradizione millenaria dell’olivicoltura nel Ponente Ligure.
Insieme all’olivicoltore la sveglia suona presto al mattino! Questo è il periodo della raccolta delle olive e con lui capiremo come si lavora oggi e come lavoravano i tuoi antenati per ottenere il prezioso nettare dorato.
La prima cosa da fare è posare le reti che servono a recuperare le preziose olive taggiasche.
Di seguito faremo la raccolta. Maneggerai lo strumento che serve per raccogliere a mano le olive: una sorta di pettine elettrico che vibrando fa cadere i preziosi frutti dall’albero senza danneggiarli.
Una volta recuperate, le olive vanno messe con cura e attenzione nelle ceste per partire di corsa in direzione del frantoio.
Dopo averle pulite dalle foglie, ci dirigeremo al piccolo frantoio di proprietà dell’azienda, dove avremo l’opportunità unica di assistere alla molitura.
Che emozione affidare i frutti alle gramole e vederne uscire alla fine la preziosa spremuta di olive.
In passato gli strumenti a disposizione erano molto diversi e la qualità dell’olio non era la stessa.
Ma da buon discendente di contadini liguri, non puoi non conoscere il prodotto più importante della tavola italiana.
Quindi dovrai fidarti dei tuoi organi di senso: il naso per sentire i profumi di erba appena tagliata, mandorla e carciofo; le papille gustative per percepire i sentori fruttati dell’olio extra vergine di oliva.
Proprio come un vero degustatore professionista!
Come ricompensa per l’ottimo lavoro svolto, ci aspetta una vera merenda contadina, fatta di prodotti dell’orto artigianali, di sapori antichi e di canti popolari.
E non è finita qui, al termine della molitura, riceverai la tua bottiglia di prezioso olio extravergine Cultivar Taggiasca, fresco di frantoio.
Non ti resta che etichettare la bottiglia con il tuo nome. Che “orgOlio” portare a casa il prodotto della terra degli avi!
Se la tua visita si svolge d’estate, l’avventura nel mondo dell’olivicoltura conserverà la stessa autenticità con un programma diverso.
Poichè non ci sono olive da raccogliere, Cristina ci accoglierà con una buona tazza di caffè.
Successivamente, ci immergeremo nell’uliveto per ammirare la sua maestosità, capire come si curavano e si curano le piante durante i 12 mesi dell’anno e scoprire da vicino l’arte dei muretti a secco, dichiarati patrimonio immateriale dell’UNESCO.
Avremo modo di apprezzare la sapienza degli avi nel disporre le pietre una sull’altra senza utilizzare collanti di alcun genere e di conoscere i segreti di questa antica pratica alla base dell’agricoltura sulle terrazze di Liguria.
Chiusanico
La nostra giornata dedicata alla cultura dell’olio extravergine di oliva non può lasciare l’imperiese senza fare un salto al Museo della Latta d’olio di Chiusanico.
Si tratta di una collezione unica al mondo, messa insieme dall’imprenditore Riccardo Guatelli e collocata in un frantoio del XVII secolo.
La preziosa raccolta, composta da circa 6.000 pezzi, rappresenta un patrimonio storico e artistico, con contenitori per l’olio che hanno svolto un ruolo cruciale nell’industria esportatrice italiana tra l’Ottocento e il Novecento.
Queste lattine, decorate con simboli italiani, erano soprattutto destinate agli emigrati italiani nel nuovo mondo che desideravano portare con sé un pezzo di casa.
L’olio di oliva non si trovava in America ma era un prodotto irrinunciabile sulla tavola degli emigranti.
Per questo lo ordinavano e lo facevano arrivare dall’Italia. Ma farselo arrivare via nave non era sufficiente, lo volevano ricevere in contenitori che celebrassero l’orgoglio di essere italiani.
Si sviluppò così la produzione di latte stagnate litografate con originali decori.
Molti di questi contenitori costituiscono oggi la raccolta del Museo Guatelli che racconta l’italianità attraverso immagini suggestive e creative di personaggi e luoghi simbolo del nostro paese.
In un dedalo di colori, le serie tematiche con le latte dedicate ai personaggi storici e ai luoghi simbolo dell’Italia ti incanteranno
La collezione è stata catalogata con cura e ha attirato visitatori da ogni parte del mondo.
Tra questi c’è anche il regista Francis Ford Coppola, appassionato della sua storia di emigrazione italiana.
Il regista italo-americano ha visitato personalmente il Museo e ha scelto di aggiungere alcuni pezzi alla sua collezione in California, immaginando l’orgoglio dei nonni quando si vedevano recapitare a casa il prezioso prodotto della loro terra.
Vessalico
Il mondo contadino era fatto di silenzioso lavoro e di stretto contatto con la natura e l’ambiente.
Costantemente esposti a elementi naturali che non potevano controllare ma che determinavano il successo o meno del raccolto e della produzione, essi svilupparono una cultura fatta di tradizioni radicate.
Passando di generazione in generazione, si rinforzavano credenze, miti, convinzioni e usanze che diventavano patrimonio della collettività.
Il viaggio per capire meglio questo mondo fatto di riti, fede e superstizione comincia dall’aglio di Vessalico.
È una varietà coltivata nell’alta valle Arroscia, si distingue per il suo intenso aroma e per il gusto delicato, resi unici dal clima mite e dal terreno favorevole.
Oltre ad avere molteplici attività fitoterapeutiche, l’aglio di vessalico è uno dei 7 ingredienti base che compongono il pesto alla genovese, salsa rinomata in tutto il mondo.
Incontreremo un produttore che ci illustrerà le caratteristiche di questo prodotto e scopriremo usanze, proverbi e superstizioni dei contadini liguri.
Proseguiremo poi verso Molini di Triora. Il borgo trae il suo nome dalla presenza passata di numerosi mulini dedicati alla macinazione di cereali e castagne, principali fonti di sostentamento per l’alta Valle Argentina.
Si racconta che in passato ci fossero ben 23 mulini, non è difficile immaginare quando erano movimentati dalla forza dell’acqua o da quella del mulo.
Nel nucleo centrale del paese visiteremo Casa Balestra, una storica residenza ora trasformata in museo che conserva testimonianze di vita passata, custodendo preziosi ricordi.
Il tema dominante in questo pittoresco villaggio e bene prezioso per svolgere l’attività contadina è l’acqua che qui scorre nei torrenti Argentina, Capriolo Rio Corte e che si raccoglie nel pittoresco laghetto delle Noci.
Capiremo come l’acqua veniva recuperata, utilizzata e conservata quando ancora non esistevano i moderni acquedotti.
Triora
La nostra giornata termina con un alone di mistero nel cosiddetto paese delle streghe: Triora.
In tempi antichi, Triora fu il palcoscenico di uno dei più famosi processi alle streghe in Italia, durante il quale alcune donne furono accusate di stregoneria tra il 1587 e il 1589, attribuendo loro la responsabilità di una persistente carestia.
Oggi, l’atmosfera di un borgo medievale pervade Triora, con stretti vicoli, piazze e portoni raffiguranti streghe, protetti da un antico castello.
Le donne del luogo erano depositarie della conoscenza delle erbe spontanee di cui queste valli sono ricche e noi ne incontreremo una che con entusiasmo ci insegnerà a riconoscerle e ci trasmetterà i segreti per utilizzarle in cucina e come medicamenti naturali.
Proprio come facevano i tuoi antenati quando non esistevano farmacie e si conoscevano i segreti della natura.
Triora era inoltre rinomato anche per il pane rotondo.
Il forno locale era un punto di ritrovo per le massaie, che cuocevano pani contrassegnati da lettere o timbri.
La ricetta di questo pane rimane un mistero, nonostante numerosi tentativi di riproduzione da parte delle località circostanti.
Genova
Non si può venire in Liguria senza aver messo il naso in un bouquet di basilico per catturarne le intense sfumature di profumo.
Il programma di oggi si tinge di verde e di orgoglio genovese.
Andiamo a conoscere sua maestà il pesto, re della tavola ligure e probabilmente salsa di cui i tuoi antenati liguri più sentivano la mancanza.
Dopo aver familiarizzato con l’olio e l’aglio, ci concentriamo sull’ingrediente principale: il basilico.
Essenziale per la ricetta autentica del pesto alla genovese, quello DOP viene da Pra’, località del ponente genovese che non ha eguali in nessun altro posto del mondo.
La pianta presenta un aroma intenso e caratteristico che non deve assomigliare a quello della menta.
Le foglie sono ovali e convesse, di un verde tenue e di dimensioni medio-piccole.
Una curiosità storica rivela che durante le crociate, le navi venivano riempite di basilico per allontanare insetti e odori sgradevoli.
Questo spiega come la pianta, fondamentale per il pesto, sia giunta fino a noi.
Entrare in una serra di basilico è un’esperienza mistica ed indimenticabile. Qui vedremo come si coltivano e si raccolgono le delicate piantine e a farci da cicerone sarà uno dei più famosi produttori della zona.
Dopo aver risposto a tutte le nostre domande è il momento di cimentarsi con olio di gomito, mortaio e pestello per trasformare le tenere foglioline nell’aromatica salsa e gustarla su un fragrante pezzo di focaccia!
Dopo aver realizzato insieme la ricetta non sarà più possibile farne a meno.
E una volta tornati a casa condividerla con amici e parenti sarà l’occasione per trasformare una serata in un’autentica festa italiana, anzi ligure!
Val Cichero e Valle Sturla
Per più di sette secoli, il castagno ha sostenuto la vita degli abitanti dell’entroterra genovese e ligure, diventando il fulcro dell’economia rurale appenninica fino alla Seconda Guerra Mondiale.
La coltivazione di castagne era così vitale che la sopravvivenza delle persone dei monti dipendeva in gran parte dal loro raccolto.
Attorno a questo albero si è sviluppata una cultura profonda, trasmessa attraverso le generazioni, tanto rilevante da attribuire al castagno il titolo onorifico di “albero del pane”.
Il territorio ligure non offre spazi piani adeguati alla coltivazione di cereali.
Il poco frumento ricavato da piccoli campi o terrazzamenti veniva principalmente utilizzato per rinforzare la farina di castagne, impiegata nella produzione casalinga di pasta e talvolta nella panificazione.
I castagneti da frutto erano coltivati principalmente per raccogliere e commercializzare le castagne o per essiccarle e farne farina.
L’albero è stato un compagno fedele e affidabile nella vita dell’entroterra ligure, con un ciclo produttivo che andava oltre il semplice interesse per il frutto.
La rimozione annuale dei polloni permetteva l’utilizzo per la produzione di cesti, gli scarti della potatura servivano come legna da ardere, le foglie secche diventavano lettiera per gli animali, e le piante non innestate fornivano ottimo legno per la costruzione di utensili, mobili e suppellettili.
Inoltre, nei castagneti curati, si potevano raccogliere funghi pregiati, soprattutto porcini. Pratiche che i tuoi antenati conoscevano bene.
In cucina, la castagna ha contribuito in modo significativo a creare un autentico patrimonio gastronomico fatto di pasta, pane, torte, dolci e altre specialità.
Una passeggiata in un castagneto della Val Cichero, una cascina per la raccolta e la conservazione delle foglie, un antico secchereccio per l’essiccazione delle castagne e un mulino ancora in funzione sono le tappe fondamentali sulla via della castagna.
La ricompensa sarà grande anche a tavola, dove ci aspettano piatti semplici tutti a base di castagne nell’ambiente caloroso e accogliente del mulino; niente nouvelle cuisine, solo cibo sano, semplice e tanta allegria da vivere insieme.
Mananarola - Riomaggiore - Vernazza
Una visita della Liguria contadina non è completa senza rendersi conto di cosa voglia dire fare “viticoltura eroica”.
Andremo alle Cinque Terre, ma non le visiteremo come fanno normalmente i turisti.
Il nostro sarà soprattutto un momento di incontro con gli abitanti e i produttori locali e chi questa terra appollaiata sul mare la vive e la preserva tra mille difficoltà.
Immagina vigneti coltivati in condizioni estreme, su pendii ripidi di montagne verticali sul mare.
Questa pratica produce vini unici che raccontano la storia del loro terreno selvaggio. Nonostante rappresentino solo il 7% dei vigneti europei, i vigneti della Liguria sono un tesoro con un’identità e un valore storico unici.
Questo posto è famoso fin dai tempi dei romani per la viticoltura, e quei terrazzamenti incredibili sono stati costruiti nell’arco di mille anni per dare spazio alle viti.
La viticoltura ha svolto un ruolo chiave nella crescita delle Cinque Terre nel corso della storia.
Anche se nel XX secolo è stata messa alla prova da eventi naturali e dalla globalizzazione, la determinazione e la passione dei piccoli imprenditori locali l’hanno rilanciata, nel rispetto totale della natura e delle tradizioni.
È uno dei produttori locali che incontreremo e sarà lui ad accompagnarci in vigna e in cantina attraverso ripidi sentieri e scalinate di pietra.
Una giornata fisicamente impegnativa ma piena di stupore.
La meraviglia sarà nei nostri occhi quando ci troveremo sugli stretti terrazzamenti dai quali si domina il Mar Ligure e la a meraviglia sarà nel bicchiere quando sorseggeremo il vino sapido e paglierino che qui si produce da secoli.
Solo un viaggiatore profondamente innamorato della sua terra di origine e desideroso di esplorarla in tutte le sue sfaccettature può godere a pieno e con consapevolezza di un’esperienza densa di significati ancestrali come questa.
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